Gioco Cultura e Educazione

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Gioco Cultura e Educazione

Si è svolto il 30 settembre a Udine il Convegno “Gioco Cultura e Educazione: [far] giocare apre spazi, fisici e mentali”. Tanti i relatori ospiti, tra i più accreditati del panorama nazionale, tanti gli enti e le associazioni coinvolte, dalle Università e Centri di Ricerca Scientifica, ai Ludobus e Ludoteche; padroni di casa il Comune di Udine e l’Archivio Italiano dei Giochi. Un’intera giornata di studi dedicata a Giampaolo Dossena, “Il Dossena” come definito dai suoi collaboratori storici, faro e maestro per tutti coloro che si occupano di gioco, che avrebbe compiuto 90 anni proprio nella stessa data e di cui è stata presentata la ristampa del suo libro “Abbasso la Pedagogia” a cura di AIG.

Simbolo della giornata, a partire dalla locandina dell’evento, è il Bagatto dei tarocchi di Jodorowsky, raffigurato con dadi, biglie e altri elementi ludici; il Bagatto rappresenta, in generale, l’energia, abilità, creatività, forza di volontà e capacità di ottenere ciò che si vuole. Tutti valori positivi, come quelli che trasmette il gioco, che diviene strumento culturale ed educativo.

A noi sembra ovvio che sia così, ma in realtà il valore attribuito al Gioco, diciamo la sua emancipazione culturale, rappresenta una vittoria recente, che raccoglie dinamiche culturali di cambiamento e di maggior attenzione alla qualità della vita, per ogni fascia d’età. Una delle prime cose che emerge dal Convegno è che per mantenere vivo il senso del gioco bisogna essere “educati” al gioco, una dimensione socio-antropologica che va stimolata attraverso il “long life learning”: può cambiare il gioco ma la formazione, attraverso e al gioco, deve accompagnare tutta la vita. Perché il sano giocare fa bene, e il gioco è veicolo per educarsi ed educare, seppur i giochi definiti “didattici” rischino di perdere la loro natura spontanea.
Sta a noi garantire una “dieta” ludica variata quando questa rischia di perdersi per il cambiamento delle routine familiari e le ludoteche dovrebbero essere intese come punti di educazione e cultura, essenziali come le biblioteche, tanto che a più voci si invoca la presenza di questi spazi dedicati al gioco in ogni città.

E’ attraverso la Formazione al Gioco (Game Training) che, nelle scuole, si possono stimolare funzioni e competenze esecutive (executive skills) come l’autocontrollo, il mantenimento dell’attenzione, la determinazione per portare a termine i compiti. Il gioco serve da allenamento per la gestione del tempo, per l’organizzazione, è motivazionale, stimola la memoria e aiuta nella regolazione delle emozioni. Il gioco ha molte sfaccettature e attiva perciò processi “cangianti” che si adattano a diverse situazioni; il gioco è un’occasione e un fantastico strumento di stimolazione cognitiva, malleabile e utile anche in contesti di povertà educativa. Si può fornire aiuto attraverso il gioco nei contesti scolastici per raggiungere le competenze attese con dei protocolli specifici che stimolino l’attivazione di un “insieme di risorse” che poi esulino dal gioco (per esempio nel fare i compiti)

Siamo dunque già calati nella Didattica Ludica e innanzi tutto è importante capire di cosa tratti e le basi scientifiche per cui risulta efficace, infine come realizzarla in modo appropriato. Ancora una volta, cose che a noi sembrano scontate perché il gioco è un magnifico strumento per aiutare il cervello del bambino a crescere e adattarsi alle richieste dell’ambiente, non lo sono per molti; dunque, per utilizzare i giochi da tavolo e di ruolo nella scuola servono teoria ed esperienza, capire il gioco condividerne le regole. Non a caso a parlarne è Andrea Ligabue, il ludologo e direttore artistico di Modena Play che noi tutti conosciamo e che presenta all’attenta platea riunitasi nella Sala del Parlamento del Castello di Udine la storia del gioco, attraverso le sue tappe miliari e le principali definizioni.
Il gioco crea esperienza e competenza attraverso una disciplina che deve essere strutturata facilmente (Game Based Learning), stimola l’apprendimento attraverso il divertimento, insegna a ragionare per obiettivi, con chiarezza. Il Ruolo del Gioco come strumento didattico è importante, perché sviluppa competenze cognitive, relazionali ed etiche; per questo non deve essere relegato a riempire spazi vuoti, come ancora si lascia che accada, ma deve avere il proprio tempo e la dovuta progettazione. L’attività di gioco in classe è una lezione e va impostata come tale ed è molto importante lasciarsi il tempo di fare debriefing sull’esperienza, con la classe.

In altri momenti è altrettanto necessario “giocare con niente” ovvero guardare il mondo con gli occhi del gioco, senza architetture o progetti, ma soltanto lasciando andare la fantasia e l’immaginazione; sono fantastici in ciò i bambini, capaci di inventare bellissimi giochi e strabilianti avventure da oggetti comuni. Anche l’oggetto che non è giocattolo diventa tale nel momento in cui “si gioca” con questo. L’oggetto giocattolo è pensiero aperto; più il materiale è vario, maggiore sono gli stimoli, una varietà di materiali corrisponde alla varietà esperienziale necessaria a uno sviluppo armonico. Apprezzare e valorizzare ciò che abbiamo intorno in ottica ludica è importante, soprattutto in ambienti dedicati all’infanzia Guardiamo i bambini con sguardo diverso quando fanno qualcosa che non ci aspettiamo: stanno pensando, sperimentando, contrattando e tante altre cose importanti. “Giocare con niente” è anche l’entusiasmo di raccontare i giochi che si fanno, a ogni età.

Nel periodo di lockdown per il Covid-19 abbiamo imparato a stare vicini giocando senza essere insieme, perchè i giochi che si fanno insieme creano di fatto uno spazio condiviso. Il gioco diventa uno spazio quando è fatto da regole che chi partecipa accetta di seguire: si dice, non a caso, “entrare in gioco”. Il gioco crea comunità e ha un accezione fisica anche quando si realizza in modo virtuale, dove i tanti piccoli spazi individuali concorrono a definire lo spazio di gioco condiviso. In questo spazio si collabora e si creano e risolvono conflitti, lo spazio creato dal gioco è generalmente inclusivo e correttivo, per consentire la parità nello sfruttare le occasioni o per scalarne le difficoltà.
Tutto questo non necessariamente caratterizza tutti i giochi ma sicuramente c’è in ogni “buon gioco” (e un gioco è un buon gioco quando riesce ad esserlo a prescindere dai giocatori).

A conclusione possiamo dire che sta a tutti noi affermare il Diritto al Gioco, mantenere viva e diffondere la Cultura Ludica: servirebbe una mappatura di tutti i luoghi in cui si gioca, anche quelli in cui non ci aspetteremmo di trovarlo, perché sono tanti, perché il Gioco è anche un luogo, uno spazio in cui convergere.

E grazie a questo convegno Udine si conferma come Capitale del Gioco, con la ludoteca più longeva d’Italia, con l’Archivio nazionale dei Giochi e relativo Centro Studi sul Gioco, con tanti giardini e spazi per l’infanzia come poche altre città e con lasciti importanti di ambito pedagogico (donazione Adolfo Pick) o raccolte di giochi antichi e memorabilia ludiche (collezione Ida Sello). Una ricchezza culturale e documentale che tutta la comunità ludica italiana ha il dovere di veder salvaguardata, un nostro patrimonio da valorizzare a tutti i costi e che, ci auguriamo , non debba subire la damnatio memoriae frutto di scelte poco illuminate. Intanto, grazie al lavoro imponente dell’Archivio del Gioco, parte di questo patrimonio è messo al sicuro e reso disponibile a tutta la comunità: è infatti stata digitalizzata la gran parte della documentazione scritta da Dossena su riviste, magazine e fanzine, e accessibile gratuitamente al seguente indirizzo: https://archivio.archiviodeigiochi.it/

Ricordiamo infine “Il Dossena” con l’affetto e la dolcezza del racconto di Giovanna Dossena, relatrice ma sopratutto figlia e giocatrice appassionata, grazie ai tanti giochi provati proprio a fianco di quel padre teorico del gioco, che ci ricorda come: “Inventare un gioco è una gran bella cosa. Aver voglia di farlo giocare agli altri è un pensiero allegro, generoso. Far divertire gli altri, quando ci siamo divertiti noi, è meglio che amare il Prossimo, la Patria, il Progresso”.